Avevo pensato di aggiornare l’articolo “Ucraina: una guerra dimenticata”, pubblicato qualche tempo fa, ma, visto che le informazioni ci arrivano direttamente dai corrispondenti di guerra, ho ritenuto più opportuno proporre la condivisione di un articolo di Vito Mancuso, “L’Occidente e il degrado morale“ pubblicato da “La Stampa” il 12 maggio 2022.
Mancuso esordisce con una considerazione: Putin, nel discorso del 9 maggio sulla Piazza Rossa, ha messo l’accento sul “degrado morale” dell’Occidente. Il 6 marzo scorso il patriarca Kirill aveva affermato che “per entrare nel club di quei paesi (paesi occidentali, n.d.r.) è necessario organizzare una parata di Gay Pride.” Concetti analoghi a quelli già espressi dagli islamisti di Al-Qaeda e Isis, oltre che dalla Cina e dai sostenitori dalla purezza Hindu, ad esempio.
Tralasciamo la più immediata obiezione, fondata sulla constatazione che a parlare di “degrado morale” sono gli stessi che da anni si rendono responsabili di violenze di ogni genere, e raccogliamo l’invito di Mancuso a riflettere sulla nostra libertà, che comprende anche le manifestazioni Gay Pride, su cui ha tentato di ironizzare il patriarca Kirill.
- Libertà significa prima di tutto “libertà da”. Libertà da tutti quei legami, riconducibili al super-ego di Freud, che impedivano l’autodeterminazione a livello sessuale, religioso, politico dei singoli individui. Quei vincoli erano oppressivi, ma nello stesso tempo facevano sì che le nostre società apparissero esteriormente molto coese.
- Il secondo stadio della libertà è “libertà di”: la demolizione del super ego dà origine a un “ego super”, che mira esclusivamente a se stesso, determinando lo sfilacciamento della “societas”. L’ affermazione di questo ego ipertrofico provoca quella sensazione di disgregazione morale che avvertiamo anche noi, al di là delle espressioni propagandistiche di Putin e dei suoi sodali, anche italiani.
- Per superare questa condizione bisogna giungere al terzo stadio della libertà : la “libertà per”, che è raggiunta nel momento in cui i singoli scelgono di dedicarsi a qualcosa di altro da sé: giustizia, battaglie civili, bene comune, bellezza… In questo modo la società ritorna alla sua origine, anche etimologica, e diventa non più una massa di estranei in competizione fra loro, ma un insieme di “soci”.
- Si arriva così all’ultimo stadio della libertà, la “libertà con”. A questo proposito, ricordo che Il giornalista Domenico Quirico – credo non abbia bisogno di presentazioni – riportò in una sua corrispondenza la frase di un anziano del Sahel: “Voi occidentali non avete amici, ma solo interessi.”
Ecco, il destino dell’Occidente dipende dalla capacità di ritrovare un ideale comune che vada oltre l’interesse dei singoli e che faccia di noi un insieme di “soci”, liberi però da ogni oppressione. Ne saremo capaci?
Chiudo con un’immagine che è un tentativo di risposta all’amara, ma realistica, considerazione riportata da Quirico: Il Children surgical hospital, inaugurato un anno fa a Entebbe (Uganda) su progetto di Renzo Piano, a cui Gino Strada aveva chiesto “un ospedale scandalosamente bello”. In un anno, l’ospedale, centro di eccellenza pediatrica, ha già effettuato mille interventi chirurgici. Un auspicio per il futuro. (Luca Liverani “Africa. L’ospedale ‘scandalosamente bello’ voluto da Gino Strada” -Avvenire, 11 maggio 2022) .
Interessante la riflessione sulle nostre quattro libertà…condivido.