La vicenda dell’Arandora Star

2 luglio 1940, una data dimenticata

“Colpire , affondare, sparire!”
– K.Doenitz (comandante della flotta sottomarina tedesca nella seconda guerra mondiale )

ArandorastarL’idea di scrivere un articolo sulla vicenda dell’ “Arandora Star” e delle centinaia di naufraghi annegati in prossimità delle Isole Ebridi mi è venuta leggendo “il Comandante“, di S. Veronesi e E. De Angelis.

Il libro racconta un episodio della seconda guerra mondiale, legato alla figura del comandante Salvatore Todaro, che il 28 settembre 1940 si imbarca, insieme al suo equipaggio, sul sommergibile “Cappellini” della Marina italiana, con la missione di intercettare ed affondare le navi nemiche oltre lo stretto di Gibilterra. Il 16 ottobre, mentre il sommergibile è in immersione, appare la sagoma di un mercantile, il Kabalo, che procede a luci spente. (Sapremo poi che il mercantile, belga, trasportava aerei inglesi). Todaro impartisce l’ordine di affondarlo. L’operazione riesce. Dal relitto in fiamme si gettano in mare 5 uomini, altri affollano una scialuppa. Sono nemici e l’ordine di Doenitz è chiaro: “colpire, affondare, sparire.” Lo stesso principio vale per gli inglesi.

Ma per il comandante Todaro quegli uomini non sono più nemici sono naufraghi. (Mentre oggi il principio di salvare i naufraghi non viene applicato dagli stati della Ue nei riguardi dei migranti, ndr). E ordina all’equipaggio: “Tirateli su”. L’operazione si conclude positivamente: pochi giorni dopo, il 19 ottobre, ufficiali e marinai belgi vengono sbarcati a S.Maria delle Azzorre, nella luminosa baia di Vila do Portoa, dove si svolge il dialogo finale fra i due comandanti nemici – interprete il tenente belga Reclerq, laureato in lettere classiche – : “Voi sapete che al vostro posto io non vi avrei preso a bordo?” chiede Vogels, il comandante belga. “E’ la guerra” risponde Todaro. E l’altro di rimando: “Perché ci avete salvato?” “Perché noi siamo italiani.”(1)

Ma qualche mese prima, 446 italiani erano andati incontro ad una sorte ben diversa. Spostiamoci in Gran Bretagna, a Liverpool, dove il 2 luglio 1940 l’ Arandora Star, una nave da crociera trasformata in nave da trasporto per gli internati (1500) della seconda guerra mondiale, partì, senza scorta, diretta ad un campo di detenzione in Canada.

Arandora Star

La nave, giunta a nord – ovest delle coste irlandesi, fu affondata da un siluro lanciato da un U-Boat tedesco. L’incrociatore canadese S.Laurent riuscì a portare in salvo 586 persone (che furono poi internate nelle colonie britanniche), i morti furono 865, di cui 446 italiani. Perché tanti italiani veniva deportati? L’ obiettivo del governo inglese era quello di allontanare i cittadini delle potenze nemiche, per evitare il pericolo di spionaggio. Dopo il 10 giugno, data della entrata in guerra dell’Italia, i maschi italiani di età compresa fra i 16 e i 70 anni, residenti in Gran Bretagna da meno di 20 anni, furono internati senza valutare quale fosse il loro livello di pericolosità per la sicurezza nazionale (a differenza degli immigrati ebrei e tedeschi) e destinati ad essere trasferiti nei territori d’oltremare.

Ma fra le “personalità pericolose” non c’erano solo alcuni membri del PNF, ma anche noti antifascisti. Un nome per tutti: Decio Anzoni, emigrato nel 1911, militante antifascista di Forlì, membro della Lega italiana per i diritti dell’uomo, vicino ai laburisti. Molti altri erano commercianti, ristoratori, camerieri provenienti dall’Appennino Parmense e Piacentino, che non svolgevano alcuna attività politica, ma che erano odiati in quanto italiani. Questi uomini furono stipati sulla nave e isolati con il fil di ferro dalle imbarcazioni di salvataggio, il cui numero era estremamente ridotto. Inoltre non venne loro lasciato il tempo di avvisare le loro famiglie.

Il 16 agosto 1940 un pastore di Colonsay, nelle Isole Ebridi, vide sulla spiaggia un corpo restituito dal mare, identificato grazie alla sigla stampata sull’abito: “1400 G. Del Grosso” . Nato a Borgotaro, in provincia di Parma, l’ uomo si era stabilito con la moglie e i tre figli, ad Hamilton, nella Scozia del Sud, dove si sentiva parte di quella comunità che l’aveva accolto. Da quel 16 agosto 1940, gli abitanti di Colonsay ricordano ogni anno la tragedia di cui sono stati indirettamente testimoni: si recano insieme sulla tomba di Del Grosso e depongono dei fiori. Nel 2004, il comune di Borgotaro ha conferito loro la cittadinanza onoraria.

Arandora_Star_memorial

La memoria collettiva è stata ripresa quasi 70 anni dopo: il 2 luglio 2008 il sindaco di Liverpool, l’ambasciata italiana e rappresentanti del governo inglese, tedesco ed austriaco, hanno scoperto una lapide in ricordo dell’Arandora Star.

Nel luglio 2020, il Presidente Mattarella ha definito la tragedia “un episodio atroce”, esprimendo la sua solidarietà ai discendenti delle 446 “vittime innocenti”. Nessuna dichiarazione da parte del governo inglese.(2)


(1) Mentre noi adesso sappiamo delle stragi commesse dagli italiani, ad esempio nella penisola balcanica, come risulta anche dal mio articolo: “Il mito degli italiani ‘brava gente’: l’occupazione di Grecia e Jugoslavia”, sempre su “Belpaeselibri”

(2) Va ricordato che gli storici britannici tendono a sorvolare sui procedimenti di selezione dei deportati. Lo stesso governo inglese ha limitato l’accesso agli atti.

 

Fonti:

  1. Mente Politica 14/10 /2020 “L’affondamento dell’Arandora Star. Un episodio atroce” di Terri Colpi;
  2. Il fatto quotidiano, 2/7/2020 “Arandora Star, il naufragio di ottant’anni fa resta una pagina oscura della storia italo-inglese” di Eleonora Vasques;
  3. La Repubblica,3/04/2017 “La tragedia dimenticata degli italiani dell’Arandora Star“, di Lara Montanari.

Su questo argomento esiste anche un libro: Caterina Soffici “Nessuno può fermarmi”, Feltrinelli

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